
MONUMENTO ALLA MEMORIA DEL GENERALE GALVALIGI
Il gabbiano simboleggia la morte del generale Enrico R. Galvaligi nel monumento a lui dedicato nel parco comunale di Tortoreto Lido. Lupo l’ha concepito nello spazio di un grande prato verde rigorosamente coordinato con la struttura urbanistica circostante proprio come dice Martin Heidegger: “Un porre in opera incorporante luoghi e con questi un aprire di contrade per un possibile abitare di uomini per un possibile dimorare delle cose che li attorniano e li riguardano”.
Il monumento è, insieme, semplice e maestoso: un gabbiano ad un livello superiore sul punto di spiccare il volo; ed un gabbiano colpito a morte sulla pista più bassa della sua caduta obliqua, con le ali nell’aprimento residuo del non essere ancora totalmente giacente. L’adagiarsi, che include l’abbrivo terminale del movimento, e il contrapporsi di volo e di caduta, sono consecuzioni che svelano la natura della tragedia, così che l’opera si fa voce che parla di ciò che è grande, di ciò che vale, di ciò che è sacro.
E intorno lo spazio lo ripete nella solennità del silenzio.
(Francesco Lista, dal catalogo “L’immaginario del mare” 1997)

MONUMENTO
ALLA MEMORIA
DEL GENERALE
GALVALIGI
Il gabbiano simboleggia la morte del generale Enrico R. Galvaligi nel monumento a lui dedicato nel parco comunale di Tortoreto Lido. Lupo l’ha concepito nello spazio di un grande prato verde rigorosamente coordinato con la struttura urbanistica circostante proprio come dice Martin Heidegger: “Un porre in opera incorporante luoghi e con questi un aprire di contrade per un possibile abitare di uomini per un possibile dimorare delle cose che li attorniano e li riguardano”.
Il monumento è, insieme, semplice e maestoso: un gabbiano ad un livello superiore sul punto di spiccare il volo; ed un gabbiano colpito a morte sulla pista più bassa della sua caduta obliqua, con le ali nell’aprimento residuo del non essere ancora totalmente giacente. L’adagiarsi, che include l’abbrivo terminale del movimento, e il contrapporsi di volo e di caduta, sono consecuzioni che svelano la natura della tragedia, così che l’opera si fa voce che parla di ciò che è grande, di ciò che vale, di ciò che è sacro.
E intorno lo spazio lo ripete nella solennità del silenzio.
(Francesco Lista, dal catalogo “L’immaginario del mare” 1997)