MURALE


… Quando ho fatto il murale, nel 1977, ho inizialmente trovato grosse difficoltà, prima di tutto per la preparazione del supporto e poi per lo spazio dove appoggiarlo per l’esecuzione, perché non si possono dipingere sessanta metri quadri di superficie senza avere continuamente sottocchio l’effetto generale della composizione e della stesura dei colori; e allora ho pensato di creare un supporto frammentato in venti pannelli da metri uno di base per due di altezza e di tenerli uniti con delle viti che fissavano il tutto ad un enorme cavalletto composto con i tubi Innocenti e con lunghe assi di legno. Naturalmente tutto ciò mi è stato possibile grazie al grande spazio a mia disposizione nell’ex Teatro dell’Arancio. Ho così addossato tutta l’impalcatura alla parete di fondo, costruendo appositamente una specie di piano mobile di lavoro munito di un sistema funicolare e di ingranaggi che mi consentivano di spostarmi a piacimento in alto, in basso e lateralmente.
È stata certo una grossa fatica che ha richiesto ben otto mesi di lavoro continuato ed attento, perché sarebbe stato anche facile risolvere la cosa con larghe pennellate e pochi elementi compositivi, ma a me piace dare sempre il massimo in tutte le cose, quindi mi sono armato di coraggio ed ho eseguito un grandissimo quadro a spatola nel quale figurano oltre sessanta personaggi: donne in attesa giovani e vecchie, bambini che giocano, barche, alberi e gabbiani… La «Corale attesa», un dipinto pregno di significati profondi che ha richiesto, come dicevo, un grande impegno, ma che mi ha poi ripagato con una grande soddisfazione.

(Mario Lupo - "Racconto la vita racconto la pittura")




MURALE


… Quando ho fatto il murale, nel 1977, ho inizialmente trovato grosse difficoltà, prima di tutto per la preparazione del supporto e poi per lo spazio dove appoggiarlo per l’esecuzione, perché non si possono dipingere sessanta metri quadri di superficie senza avere continuamente sottocchio l’effetto generale della composizione e della stesura dei colori; e allora ho pensato di creare un supporto frammentato in venti pannelli da metri uno di base per due di altezza e di tenerli uniti con delle viti che fissavano il tutto ad un enorme cavalletto composto con i tubi Innocenti e con lunghe assi di legno. Naturalmente tutto ciò mi è stato possibile grazie al grande spazio a mia disposizione nell’ex Teatro dell’Arancio. Ho così addossato tutta l’impalcatura alla parete di fondo, costruendo appositamente una specie di piano mobile di lavoro munito di un sistema funicolare e di ingranaggi che mi consentivano di spostarmi a piacimento in alto, in basso e lateralmente.
È stata certo una grossa fatica che ha richiesto ben otto mesi di lavoro continuato ed attento, perché sarebbe stato anche facile risolvere la cosa con larghe pennellate e pochi elementi compositivi, ma a me piace dare sempre il massimo in tutte le cose, quindi mi sono armato di coraggio ed ho eseguito un grandissimo quadro a spatola nel quale figurano oltre sessanta personaggi: donne in attesa giovani e vecchie, bambini che giocano, barche, alberi e gabbiani… La «Corale attesa», un dipinto pregno di significati profondi che ha richiesto, come dicevo, un grande impegno, ma che mi ha poi ripagato con una grande soddisfazione.

(Mario Lupo - "Racconto la vita racconto la pittura")